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È il 1859 e il giovane Giulio Ricordi, non ancora ventenne, scappa di casa per unirsi all'esercito piemontese e dare il proprio contributo all'unificazione dell'Italia. È il 1870 e Ricordi scrive a Giuseppina Strepponi, moglie di Giuseppe Verdi, nel tentativo di convincere «il Maestro» a riprendere in mano la penna: da quella paziente attesa e cortese insistenza matura il capolavoro di Otello. È il 1888 e Giulio succede al padre Tito 1, iniziando a dirigere l'azienda di famiglia e di fatto dando avvio all'età dell'oro di Casa Ricordi. È il 1889 e Giulio minaccia le dimissioni se Casa Ricordi non darà fiducia al giovane Giacomo Puccini, che di lì a poco infatti compone Manon Lescaute poi La Bohème, Tosca, Madama Butterfly. Lungimirante editore e artista egli stesso, Giulio Ricordi con la sua Casa ha realizzato un'impresa senza precedenti: riconoscere i migliori talenti musicali, accompagnarli, consigliarli, promuoverli e con metodo quasi socratico aiutarli a mettere al mondo opere che non solo hanno fatto un'epoca, ma tuttora costituiscono alcune tra le vette raggiunte dalla creatività umana di ogni tempo, e che in definitiva non si saprebbe dire se siano più di un Boito e un Giacosa o di Ricordi stesso. A narrare le gesta del grande editore è una penna illustre: quella di Giuseppe Adami, fidato collaboratore e compagno di strada di Giulio Ricordi, oltre che indimenticabile librettista per Giacomo Puccini; attraverso la sua partecipata narrazione riviviamo gli anni di gloria dell'opera, i tempi più luminosi della grande musica italiana, che rinascono, ci avvolgono, ci rapiscono. Pubblicato in prima edizione nel 1933 e in seconda nel 1945, tra le macerie della guerra, il volume Giulio Ricordi è ora proposto dal Saggiatore con un'accurata prefazione di Gabriele Dotto e un prezioso memoir di Claudio Ricordi: non solo a comporre la biografia di un grande uomo, ma a rievocare un capitolo fondamentale per la storia dell'arte, la storia d'Italia.